Dall'universo al multiverso

Ciò che ho imparato lavorando sulle sceneggiature è che una storia non hai finito di crearla finché non hai finito di scriverla.

E in verità, a riprenderla in mano anni dopo aver sigillato con la parola fine l’ultima pagina, ti ritrovi a pensare che oggi, quella trama, la svilupperesti in modo del tutto diverso. E forse cambieresti completamente anche il finale.

Quando un autore crea una storia, difficilmente ha una sola traccia in mente. Tuttavia, se vuole realizzare la sua opera, arriva il giorno in cui, tra tutte le possibili declinazioni di trama, deve sceglierne una e seguirla.

I paradossi della storia

La storia che ci arriva, che sia di carta o bit, è quella che l’autore ha scelto di raccontarci nonostante, nell’atto creativo, abbia immaginato per quella stessa vicenda ben più della variante che ha condiviso con noi.

E ora ti domando: le varianti che l’autore ha deciso di abbandonare, le varianti che non sono quindi mai state scritte o girate, che non sono state divulgate, che non sono mai diventate storia, esistono o non esistono?

Sarebbe a questo punto divertente aprire una diatriba degna di un consesso di fisici capitanati da Erwin Schrödinger (be’, dal suo ectoplasma), o da Sheldon Cooper, ma non è questa l’intenzione.

Il piano di realtà

Siamo abituati a considerare le nostre storie su un piano che definiamo realtà in base a ciò che è accaduto o sta accadendo.

In questo piano di realtà esiste la nostra nascita, perché porta una data, un orario e un luogo. Esistono i nostri genitori: conosciamo i loro nomi e, se abbiamo la fortuna di averli vissuti, il timbro della loro voce, l’odore della loro pelle, l’espressione che prende il loro volto l’attimo prima di rimproverarci.

E con la nostra morte, come la mettiamo?

Non è per intristirci tutti insieme angosciosamente, ma di fatto, nella nostra storia, esiste già anche la nostra morte, seppur lontana e non accaduta.

Non ne facciamo certo motivo di festa, ma per quanto poco ci pensiamo, siamo abituati a contemplare la coesistenza di vita e morte.

E se la vita e la morte coesistono, benché non sulla stessa pagina, lo stesso possiamo dire delle tante trame possibili della nostra storia.

Le molte dimensioni della storia

Esiste la storia della vita che viviamo quotidianamente, quella delle vite che siamo in grado di immaginare, ed esiste anche tutto il bouquet di storie che non abbiamo nemmeno il coraggio di fantasticare, ma che magari fa capolino la notte, nei nostri sogni senza filtro.

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Ogni volta che ci troviamo a un bivio della nostra storia, per scegliere su quale sentiero avventurarci incominciamo a tracciare scenari possibili. A seconda di quanto quegli scenari ci attirino o ci atterriscano, ci paiano calzanti o improbabili, plausibili o inaccettabili, facciamo la nostra scelta. Proprio come fa uno scrittore nell’atto di prediligere, tra le molte trame pensate, la traccia che reputa migliore.

Questo però non significa che le altre trame ipotizzate spariscano e cessino di esistere.

Da qualche parte, nel multiverso delle narrazioni possibili, c’è una me che ha preso altre strade: forse si è sposata, ha messo al mondo dei figli, magari ha scelto di portare avanti l’azienda di famiglia. E sempre da qualche parte in quel multiverso, c’è anche la Carlotta che non sono ancora diventata.

La linea di realtà non è affatto una linea: è una dimensione in cui coesistono, anche se non le abbiamo percorse o non le percorriamo, se le scartiamo e se non le prendiamo in considerazione, tutte le possibilità che siamo o non siamo in grado di immaginare.

Un passo verso

La scorsa settimana, alla fine dell’articolo sulla memoria, ti ho lasciato un esercizio per provare sulla tua pelle che c’è sempre la possibilità di riscrivere la propria storia, anche quella passata.

Nell’esercizio ti invitavo a verificare quanto fossero diverse tra loro la tua narrazione di un episodio passato, e la narrazione del medesimo evento fatta da un coprotagonista o da uno spettatore diretto.

Ciascun evento, nel momento in cui viene osservato, si modifica in una pluralità di realtà diverse, tanti quanti sono gli osservatori. Come si afferma nella fisica quantistica: non esiste realtà scollegata da un osservatore, e non esiste osservatore scollegato dalla realtà che osserva.

Poiché ogni osservatore, come hai potuto verificare con l’esercizio della scorsa settimana, è collegato alla sua propria versione di realtà, esiste una pluralità di realtà.

[Di pluralità di realtà ho parlato anche in questo articolo]

Dalla storia lineare alla storia multidimensionale

Se le storie che lo scrittore ha deciso di non scrivere e le storie che possiamo immaginare per la nostra vita esistono in una dimensione potenziale, allora esistono e basta.

Come uno scrittore che decida di abbandonare una linea narrativa per seguirne un’altra, anche noi abbiamo lo stesso potere creativo.

La legge d’attrazione afferma che possiamo condurre a noi qualsiasi cosa siamo in grado di immaginare.

Il paradosso della fisica quantistica sostiene che tutto esiste o non esiste allo stesso tempo e che per confermare l’una o l’altra ipotesi è necessario essere presenti, entrare nella scatola (se non sai di che scatola stia parlando, forse non hai fatto play sul video che ho condiviso poco sopra) e guardare.

La teoria del multiverso afferma che possiamo accedere a tutte le versioni alternative della nostra storia, che come abbiamo visto coesistono, con un “movimento verso”, con uno spostamento.

Ma in soldoni, come ci si sposta da una trama all’altra in questo multiverso?

Prova settimanale dell’eroe

Per accedere a una delle versioni alternative di te, puoi iniziare visualizzandoti in quella versione e chiederti:

• come sarebbe progredita la mia vita?
• quali decisioni avrei preso?

Non si tratta di un mero esercizio di rêverie, di una fantasticheria, bensì di entrare nel mood di quella versione per sperimentarne le sensazioni, per connettersi a quell’energia.

All’esercizio di visualizzazione puoi anche aggiungere l’osservazione: ci sono, nella tua quotidianità, bizzarre coincidenze e/o accadimenti insoliti che più che essere allineati con la tua realtà percepita, paiono essere in linea con una versione alternativa di te?

E che mi dici dei tuoi desideri più profondi? A quale realtà appartengono? A quale versione di te tendono?