Quando andavo a scuola, parlo soprattutto di scuole elementari e medie, quindi tra la metà degli anni Ottanta e gli inizi degli anni Novanta, c’erano i secchioni, gli asini, i paraculi e in mezzo, nel cerchio più folto, la lunga lista di ‘chi mostrava una particolare attitudine in’.

Dopo ‘in’ seguiva solitamente o una specifica materia: matematica, storia, letteratura, scienze, ginnastica… Oppure la macro area: umanistica, scientifica, tecnica o artistica.

Persino i consigli vergati nero su bianco sull’ultima pagina delle pagelle della terza media seguivano queste categorie compartimentate e poco lusinghiere per tutti.

Certo, la terminologia non era quella, ma come ho scritto su questi #appuntiscorrevoli, ci sono tanti modi per dire quasi la stessa cosa.

La scuola che non fa scuola

Sulla mia pagella di terza media scrissero, con parole che avevano la malcelata pretesa di mantenersi neutrali, che sarebbe stato meglio tenermi alla larga da qualsiasi liceo, ivi compreso l’artistico, all’epoca considerato il parcheggio dei fancazzisti, e indirizzarmi piuttosto a un prosieguo professionalizzante, nella speranza che gli dèi dell’Olimpo ci mettessero lo zampino perché io, da sola, be’…

Rido.

Non so se le categorie impietose di cui ho scritto poco sopra ancora sussistano e ancora mietano vittime tra tante menti anche promettenti ma poco allineate al sentimento del proprio tempo.

Sono convinta però che la scuola, di ogni ordine e grado, dovrebbe farsi campo, non d’addestramento, o peggio ancora di adattamento,  bensì di sperimentazione ed esplorazione per la coltivazione di molteplici interessi e talenti. 

Niente, infatti, uccide la creatività – che è motore d’evoluzione, anche personale – quanto l’adattamento e l’addestramento. Due atteggiamenti che come ben sai non lasciano spazio né al pensiero critico né alla cosiddetta disruption, che potremmo tradurre come rottura propositiva, elementi fondamentali alla pratica creativa.

Dal concetto di materia a quello di progetto

Ci sono scuole e accademie in cui ci si è congedati dal concetto di materia per abbracciare il concetto di progetto.

Le scuole finlandesi, per esempio, sono organizzate in modo tale da creare non soltanto un ambiente umanamente collaborativo e coinvolgente, ma anche per promuovere e stimolare contaminazioni tra materie di non importa quale area di pertinenza, in modo da nutrire e allenare gli studenti a un approccio interdisciplinare.

Approccio del tutto simile al sistema formativo delle scuole finlandesi, quello della Lis, London Interdisciplinary School, la prima università in Europa ad offrire, dal marzo 2019 e con un unico corso di laurea, il Basc, Bachelor of Arts & Sciences, una formazione accademica in grado di superare il concetto di laurea umanistica o laurea scientifica.

Di poco dissimile, infine, il Minerva Project consorziato all’Università Claremont dell’area di San Francisco, il cui manifesto accademico, perfettamente sintetizzato nel motto «Sapientia critica», si fonda su quattro pilastri:

  1. il pensiero critico
  2. il pensiero laterale divergente
  3. l’interazione efficace
  4. la comunicazione efficace

In soldoni: le basi della pratica creativa.

Creatività dominante e creatività crossover

Guardiamo Roberto Bolle danzare, ascoltiamo un pezzo di Beethoven, ci incantiamo davanti a un quadro di Picasso o leggiamo un romanzo di Hemingway e diciamo: «Cavolo, questo è nato per fare questo!»

Chiunque paia nato per qualcosa di specifico, esprime di solito una creatività dominante.

Un natural born something con un dono pazzesco per qualcosa (ballare, comporre, dipingere, scrivere, ma anche intagliare, saldare, operare…) passa infatti gran parte della propria vita a sperimentare e approfondire una specifica disciplina, arte, conoscenza. A muoversi, anche con grande ingegno, immaginazione e fantasia (pensa a Mozart!) in un solo campo disciplinare.

Sono così i cosiddetti specialisti, che vediamo spesso contrapposti alle personalità multipotenziali (qui il mio test sulla multipotenzialità e qui il mio percorso di coaching formato ebook dedicato) e ai polimatici, parola inventata da Waqas Ahmed e che nell’idea dell’autore, polimatico a sua volta, designa chiunque eccella in numerose discipline che sa mettere insieme per produrre cambiamenti e innovazioni in più campi.

I polimatici, a differenza degli specialisti, esprimono una creatività crossover che attraversa più materie e supera il concetto di settore per prendere la strada della progettazione. 

Le cinque forme di creatività

Nel 1991, all’alba della cosiddetta rivoluzione digitale, in un articolo per The Indipendent, il ricercatore David Guest mise nero su bianco alcune considerazioni sul futuro dei professionisti, riesumando in quell’occasione il termine rinascimentale.

Nello stesso articolo Guest parlò di tre tipologie di professionisti: l’ I-shaped, l’ Hyphed-shaped e il T-shaped.

Ciascuna di queste tipologie aveva un particolare approccio nei confronti delle conoscenze e delle competenze. Vediamo quali.

I-shaped

Immagina, nella figura qui sopra, che il primo quadrato partendo dall’altro rappresenti una conoscenza/competenza specifica e che ogni quadrato posto al di sotto di questi indichi la profondità di questa conoscenza.

Un professionista I-shaped, nei termini delineati da David Guest, è quello che chiameremmo anche oggi uno specialista.

Il suo approccio creativo sarà, simile a quello di un Beethoven, o di un Bolle, tutto concentrato al perfezionamento e alla ricerca in un solo campo d’azione.

Hyphed-shaped

Anche in questo schema, ogni quadrato rappresenta una competenza specifica e diversa.

La posizione in orizzontale però racconta una storia diversa dalla precedente: siamo di fronte a qualcuno che colleziona conoscenze e competenze senza però andare a fondo di nessuna.

Potremmo parlare, in questo caso, di quella multipotenzialità che nel mio test ho definito raminga.

Il suo approccio creativo sarà di certo multidisciplinare e magari si dimostrerà più efficace nel proporre idee che non nel realizzarle o gestirle.

T-shaped

L’uomo del futuro, nella visione di Guest, è un professionista a forma di T che si interessa di più settori e ne approfondisce uno con l’acribia di uno specialista.

La sua è una creatività che si realizza in un campo ma si nutre di più contaminazioni.

Nel tempo, alle tre varianti di Guest se ne sono aggiunte altre due.

La prima volta ne ho sentito parlare di Pi-shaped e M-shaped (che qualcuno però chiama anche Combo-Shaped) è stato ad un un corso di Design Thinking. Vediamole.

Pi-shaped

Questa forma prende il nome dalla forma del Pi greco π. Anche in questo caso il professionista ha svariate conoscenze e competenze interdisciplinari, e a differenza del T-shaped è andato a fondo in almeno due campi specifici.

La sua pratica creativa è fortemente crossover e per dirla con Ahmed un professionista Pi-shaped è, oltre che multipotenziale, un polimatico perché nel mettere insieme competenze diverse non solo è capace di produrre innovazioni, ma anche nuovi campi d’azione.

M-shaped o Combo-shaped

Il segno che rappresenta questa tipologia può ricordare la lettera emme oppure, in certi casi viene disegnata come un pettine (da qui la seconda dicitura: combo).

Ormai hai capito come funziona il gioco:

• quadrati  che si allineano in orizzontale = ampiezza delle competenze

• quadrati che si allineano in verticale = profondità delle competenze

L’M-shaped è il polimatico per eccellenza, l’uomo rinascimentale, e la donna ovviamente, della nostra epoca: novelli Leonardi e Leonarde che esplorano, indagano e uniscono mondi apparentemente distanti tra loro in un’esplosione di creatività che può realizzarsi in ogni campo.

Sono le donne e gli uomini dalla domanda facile. Dei mille progetti. Dai sogni apparentemente irrealizzabili.

Che mi dici di te?

Che forma ha la tua creatività?

Prova a mettere in fila l’ampiezza delle tue conoscenze e in colonna la profondità che hai toccato in ognuna di esse, e poi torna a raccontarmi cos’hai scoperto.

Ammesso che tu non lo sappia già: nel qual caso, sai dove lasciare il tuo commento.

Post Scriptum

Questo post nasce per tenere traccia scritta di una diretta del Workhaotic che puoi vedere in differita sulla mia IgTv.

Precisamente qui.

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