Non so come vada dalle tue parti, ma dalle mie fino a un paio di settimane fa la forza di volontà stava fortemente vacillando. Per la serie: anche una coach può sentirsi stanca, demotivata e insofferente; guest star, un’estate torrida e appiccicosa; special guest, un’annata decisamente intensa e ricca di colpi di scena non sempre felici. Spoiler: una coach non è un essere mitologico – metà donna, metà paracula – a cui le cose vanno bene a prescindere; non è immune da errori di valutazione e ha numerosi e umanissimi merdown (⇐ se cogli la citazione e mi scrivi per prima, o primo, la soluzione nei commenti, ti regalo una seduta di coaching. A settembre, che sia chiaro!).
Lo so, ti sto dando una notizia tremenda: la vita è un susseguirsi di pessime news per tutti. Ma una buona novella c’è: proprio perché non sei l’essenza più complicata, sfortunata e incasinata del multiverso, non sei sola, o solo. Non in termini assoluti, quantomeno. Non è mer(d)aviglioso?
Tornando alla forza di volontà: io ho quasi raschiato il fondo del barile. Ma poi…
Come diavolo fanno gli altri?
Quando ho le pile tanto scariche, la mia Brooke Logan prende il sopravvento e mi fa sentire una persona incapace di stare al passo con i suoi stessi desideri e obiettivi, preda di mille e una debolezze insulse. Una persona brutta brutta in modo assurdo (è sempre così misurata, la cara, dolciastra, lacrimevole Brooke!).
Se la forza di volontà è a DEFCON 3 (chiedi a Wikipedia e ti risponderà!), Brooke inizia la sua sceneggiata e le giornate paiono un quadro cubista per quanto sono destrutturate, il mio sistema di sopravvivenza comincia a giocarsi gli aiuti.
Il mio preferito è la telefonata a casa che, a essere sincera, interpreto di volta in volta in modo molto personale. Negli ultimi giorni, per esempio, ho chiamato Pablo, Pablo Picasso. Ti voglio subito rassicurare: non ho fatto alcuna seduta spiritica. Molto più cautamente e semplicemente ho ripreso in mano una sua vecchia biografia scritta da Arianna Huffington (Picasso, creatore e distruttore; ho scoperto che è un fuori catalogo, ma se trovi il volume nell’usato, com’è successo a me, ti consiglio di accaparrartela!) e me la sono riletta.
Perché chiedere aiuto a un libro, in particolare a una biografia, e perché tra tante proprio la biografia di Picasso? Perché, come sai, le storie dei grandi personaggi sono solitamente avventurose, ricche di spunti interessanti e, se li sai trovare, di consigli utili. Picasso, perché avevo bisogno di confrontarmi con un’anima creativa, poco convenzionale e prolifica come pochi altri al mondo.
L’incredibile Pablo
Si stima che l’artista catalano nel corso degli anni abbia prodotto circa 120.000 opere d’arte che spaziano dalla pittura, ai disegni, alla ceramica e agli arazzi.
Centoventimila opere, diviso 92 anni di vita: se Picasso avesse preso in mano il pennello prima ancora di ficcarsi in bocca il capezzolo della mamma per nutrirsi, saremmo sull’ordine delle 1300 opere l’anno. Un ritmo a dir poco sbalorditivo. Ok, si tratta di cifre presuntive, ma di fatto i pezzi in circolazione usciti dalle sue mani sono pressoché innumerabili.
Qualunque sia il numero reale della produzione di Picasso, è chiaro che il genio del Guernica ha dedicato la vita al proprio mestiere. Certo, anche al talento. Tuttavia, sebbene il suo talento non possa essere messo in discussione, il ruolo più importante dietro la storia del suo successo lo hanno giocato il suo impegno e la sua etica del lavoro.
La forza di volontà come dedizione a lungo termine
Ogni volta che parliamo di forza di volontà, parliamo in realtà di cosa significhi dedicarsi a qualcosa nel tempo. Potremmo quindi definire la forza di volontà la capacità di resistere alla gratificazione a breve termine a favore di un obiettivo a lungo termine.
Nel libro Pensieri lenti e veloci, il Premio Nobel Daniel Kahneman descrive i due sistemi che pertengono la nostra capacità di scegliere come due processori: il primo, automatico e per lo più inconscio, utilizza le emozioni per prendere decisioni rapide; il secondo, controllato e pienamente consapevole, fa scelte razionali capaci di rivelarsi efficaci nel tempo. Il primo, che chiama sistema 1, è una vecchia funzione primitiva che riguarda la gratificazione a breve termine; mentre il sistema 2 concerne l’evoluzione più recente e riguarda la pianificazione a lungo termine.
Nonostante nella civiltà moderna si ponga costantemente enfasi sulla pianificazione, sui benefici derivanti dall’avere obiettivi lungimiranti e chiari e sull’importanza di riuscire a portare avanti un lavoro su lungo periodo, l’essere umano tende ancora a operare in larga parte con il cervello primitivo, o rettile. Questa scissione tra le istanze dei due sistemi crea un conflitto che costringe le due parti a una guerra di territorio, ragione per cui non è strano trovarsi, soprattutto a questo punto dell’anno, sfiniti e demotivati.
Cosa può insegnarti Picasso sulla forza di volontà
Cosa succederebbe se anziché soccombere al cervello rettile ne sfruttassi il funzionamento primitivo? Te lo svela la storia di Pablo!
Da bambino Picasso era già un prodigio dell’arte, ma un pessimo studente.
Studio e creazione artistica condividono una caratteristica: entrambi comportano un ritardo della gratificazione a breve termine. Da questo punto di vista, i due sistemi posti da Kahneman parrebbero non spiegare come mai il giovane Pablo non avvertisse alcuna frustrazione nel dipingere, ma moltissima a studiare.
Abbiamo detto poco sopra che il sistema 1 è veloce e reattivo. Va da sé che se per primo arriva ad accaparrarsi il posto di guida nel processo decisionale, diventa difficile esercitare una qualsiasi forma di autocontrollo. Il sistema 1 però è anche facilmente ingannabile: se si riesce a collegare un obiettivo a lungo termine con il soddisfacimento emotivo di una gratificazione più immediata, esso si trasforma, con una certa docilità, in alleato [di alleati ho parlato anche qui]. E chi è che ti aiuta a fare questo collegamento? Il sistema 2, ovviamente!
Ecco svelato il segreto del «metodo Picasso»: usare la capacità di ragionamento del sistema 2 per inquadrare emotivamente l’obiettivo a lungo termine, per poi blandire, al momento opportuno, gli impulsi e i desideri del sistema 1.
Quanta forza di volontà pensi di avere?
Narra la leggenda che, ammalatasi gravemente una delle due sorelline di Picasso, l’artista fece un fioretto: se Dio avesse lasciato vivere la piccola Conchita, egli avrebbe appeso il pennello al chiodo. La piccola purtroppo morì e Pablo vide nell’insoddisfazione di quel voto un chiaro segno del destino: Dio e tutto il firmamento lo volevano artista.
Parecchi anni dopo, siamo già nel secondo decennio del terzo millennio, una serie di test condotti presso le Università di Stanford e Zurigo hanno mostrato una correlazione tra efficacia, produttività e convinzioni. Stando ai risultati, le persone che pensano di avere riserve limitate di risorse (talento, pazienza, controllo, idee) tendono a mostrare evidenti segni di esaurimento della forza di volontà e a registrare notevoli cali di performance e produttività. Chi al contrario ha una forte fiducia nelle proprie risorse non solo non si esaurisce in fretta, ma si mostra più produttivo, più resistente al lavoro duro e al mantenimento della performance nel tempo.
È ragionevole pensare che anche in Picasso vi sia stato un forte legame tra la fiducia nelle sue capacità (se persino Dio aveva preferito prendersi un’anima bianca piuttosto che fargli smettere l’attività artistica…) e la sua feconda e incredibile produzione.
Picasso era sinceramente convinto di essere nato per fare arte. Così, ogni mattina della sua vita da adulto, si alzava e si metteva a lavorare alacremente e creava due, tre e, qualche volta, più pezzi. Un tasso di produzione senza precedenti. Probabilmente aveva, lui come tutti, le sue distrazioni e le sue tentazioni, ma non prendevano mai il sopravvento su quella che a buon titolo può essere definita la vocazione della sua anima.
Tu l’hai mai cercata la tua missione grande, così grande da far passare in secondo piano tutte le piccole voglie distraenti che solleticano il sistema 1 del tuo cervello?
Se senti venir meno la forza di volontà, la prima domanda da farti è: sto esprimendo il mio daimon, il mio demone sacro, o sto tergiversando con qualcosa purché sia nell’attesa di stanarlo ovunque si sia nascosto?
Non sottovalutare l’efficacia di una sana competizione
Punto primo: quando parlo di competizione io penso allo sport. Quando penso allo sport penso al gioco. Quando penso al gioco penso alla dimensione fanciulla della vita in cui ogni cosa può essere imparata.
Punto secondo: per competere bisogna giocare lo stesso gioco, nello stesso campionato.
Punto terzo: di solito non ci si iscrive a una maratona dall’oggi al domani; prima ci si allena.
Si dice che una delle opere più importanti di Picasso, Les Demoiselles d’Avignon, sia stata ispirata al pittore catalano proprio da una competizione tra quest’ultimo e un altro dei grandi artisti del XX secolo: Henri Matisse. Senza Matisse, Picasso avrebbe potuto non dipingere mai uno dei suoi indiscussi capolavori.
Prova settimanale dell’eroe
La prova settimanale dell’eroe che ti lancio in questo lunedì di metà luglio è: prendi una cosa – del tuo lavoro, della tua cura personale, delle relazioni – che rifuggi più della peste pur sapendo che farla farebbe la differenza (nel modo in cui lavori, nei risultati che ottieni, nel modo in cui ti percepisci e quello in cui stai); collegala a una soddisfazione gratificante istantanea, inseriscila nella to do list, quotidiana dove possibile, e a fine settimana verifica quante volte sei riuscita, o riuscito, a spuntare la voce.
Nota a margine: sono ormai tantissime le ricerche che confermano quanto la forza di volontà sia un predittore di successo migliore del QI e se vuoi approfondire ti consiglio di aggiungere questo libro alle letture estive, se ancora non lo hai letto. È un saggio pieno di stimoli interessanti che fila via tutto d’un fiato.