«Non è che ci pensi più di tanto: vedo una cosa che non va bene e devo dirlo che proprio non va. Mi viene naturale!»
«Sì, sono proprio i miei capelli: sono una bionda naturale»
«Vuoi mettere un bel seno al naturale rispetto a uno in silicone?»
Carattere naturale, capelli naturali, tette naturali, cibo naturale, cosmesi naturale.
L’uomo, e tutto quanto di lui, e in seguito da lui, non ancora contaminato, è buono per natura.
Poco importa se per una bacca, un po’ di selvaggina, una brocca d’acqua in più, persino il primo uomo, il meno inquinato di tutti, non avrebbe esitato un attimo a fracassare il cranio del vicino.
Il mito del buon selvaggio non muore mai. Anzi, si declina in nuove narrazioni, si estende, si rigenera, si porta al passo con i tempi. E, aggiungo, genera mostri.
Ma cos’è naturale?
Ci penso da giorni, stuzzicata da uno scambio di battute estemporanee.
Ho la tendenza a prestare grande attenzione al sottotesto delle conversazioni.
È una tendenza nient’affatto naturale (tanto per stare in tema), al contrario: è qualcosa che ho sviluppato per “inquinamento ambientale”, per sopravvivere al circostante e alle circostanze. Qualcosa sulla quale ho acquisito una certa capacità di governo nel tempo, grazie soprattutto a un solido aiuto arrivato dalla cassetta degli attrezzi della scrittura.
Fatto sta che quando colgo o raccolgo una storia, una dichiarazione, un’opinione, tendo a focalizzarmi sulle informazioni sottotestuali che porta ed esprime.
E la parola naturale, a livello sottotestuale, esprime sempre una contrapposizione: naturale VS artificiale, che diventa genuino VS sofisticato, innocuo VS offensivo, buono VS cattivo, bello VS brutto.
Tutto ciò che è naturale è davvero così buono e bello?
Virus e batteri sono naturali. Di alcuni ci si muore.
Esistono funghi commestibili e funghi velenosi, le due liste però non coincidono per tutte le specie animali e, non so tu, ma io trovo un’Amanita Muscaria esteticamente più interessante di un Porcino. Più gustosa non so: non ho mai osato rischiare.
Il nichel è un metallo presente nel sottosuolo dacché sappiamo che esiste un sottosuolo, ed è uno degli elementi naturali più allergenici.
Vogliamo parlare dei pollini?
La mia pelle, al naturale, è secca e squamata come quella di un rettile: benedetta sia l’acqua, debitamente depurata; e gloria alle creme idratanti prodotte in laboratorio.
I miei capelli, al naturale, hanno un colore tristissimo. Cioè, a me mette davvero tanta tristezza quel castano rossastro cupissimo. Perché devo restare triste quando posso farmi un henné?
Henné che per la cronaca non è, in quanto naturale, più sano di una tinta; e non è nemmeno sempre così naturale (lo spiega benissimo Beatrice Mautino nel capitolo Un henné di passione in La scienza nascosta dei cosmetici).
Ok i funghi, la pelle, i capelli, l’henné… ma io ora ho un dubbio atroce: mia sorella che ha un papà diverso dal mio, è mia sorella naturale solo a metà?
E Hamid, prima di essere naturalizzato italiano, era un bambino/ragazzo/uomo snaturato?
Hai delle gran belle tette!
O forse no. Forse sono naturali, tonde e imperiose. O magari sono naturali, a pera, più rilassate. E se anche fossero protesi ben riuscite? Protesi mal riuscite? Una scelta? Un caso?
Sai cosa conta, in fondo? La risposta alla domanda: tu ci stai bene con quelle tette?
Se sì: evviva!
Se non ci stai bene: è qualcosa che riguarda il tuo guardarti e riconoscerti, o è qualcosa che riguarda lo sguardo dell’altro su di te e il suo, esclusivamente suo, bisogno di vederti in un certo modo?
Parlo di di tette, ma potrei sostituire tette con: capelli, sorriso, mente, idee, sesso, genere, consapevolezza…
Naturale è una parola inganno
Una parola ipocrita perché finge ordine dove non c’è che disordine; stabilisce regole dove non c’è modo di fermare nulla.
Perché la natura è mobile e mutevole, e non è buona per antonomasia. La natura è quel che è: aggressiva e accogliente; malefica e benefica; complice e antagonista, giusta e impietosa, inafferrabile e banale.
[Sai quanto è cambiata la natura del mondo da quando si è generato? Butta un occhio a questo link e ti dirà precisamente in cosa e come è cambiato dal giorno della tua nascita]
Se dovessi sentire l’esigenza di votarmi a un mito, credo sceglierei il mito dell’autenticità, poiché ciò che è autentico ha, per significato stesso della parola, un autore dichiarato.
Un autore che, come fa dire Almodovar ad Agrado in Tutto su mia madre, ha un’idea ben chiara di se stesso e su quella idea crea, dis-crea e ricrea la propria natura.