Poche settimane fa, cercando tutt’altro, sono inciampata in una vecchia intervista a Philip Pullman pubblicata sul The Guardian.
In questa intervista Pullman raccontava degli strumenti fondamentali al suo mestiere di scrittore: una scrivania modulabile in altezza (la sogno anche io da un po’), fogli rigorosamente A4 (adoVo!), un cesto di matite colorate (uno solo?), un binocolo per poter osservare meglio gli uccelli che solcano la porzione di cielo che gli si mostra dalla finestra dello studio (no, il binocolo mi manca. E va bene così: non credo che guardare da vicino i piccioni mi ispirerebbe più di tanto) e, rullo di tamburi… un mazzo di carte Miriorama.
Un mazzo Miriorche?
Conosco mazzi di carte di tutti i tipi ma questo proprio mi mancava.
Non è grave, mi dico mentre già sento il piede destro palleggiare nervosamente da sotto il tavolo. In fondo quanti mazzi di carte esisteranno al mondo? Centomila? Un milione? Questo è uno dei tanti che…
Che niente! Non ho ancora finito la frase e mi sono già persa tra gli infiniti link del web.
Quando scopro qualcosa di nuovo che solletica anche soltanto impercettibilmente il mio daimon, tendo a entrare in una sorta di loop ossessivo compulsivo. Devo saperne di più! E possibilmente devo saperlo subito.
Sul web non c’è tantissimo materiale, o meglio: non ci sono approfondimenti che soddisfino fino in fondo la mia fame di sapere (c’è da dire che questa fame, quando incalza, lo fa con una voracità davvero difficile da placare).
Tuttavia c’è abbastanza per farmi appassionare a una nuova storia.
Una storia che ha inizio agli albori del XIX Secolo quando le carte Miriorama presero vita dalle mani dell’artista francese Jean-Pierre Brès.
L’intento iniziale dell’artista però non era creare un gioco, bensì trovare un modo per migliorarsi nella composizione del disegno.
Per farlo Brès s’inventò un divertente esercizio di stile, così divertente che si trasformò presto in piacevole passatempo per il pittore e la sua cerchia di amici ed estimatori fino a diffondersi in tutta la Francia, per poi comparire in Austria, Inghilterra, Germania e Paesi Bassi.
Frammenti dipinti di paesaggio
È questa la definizione più semplice per raccontare le carte Miriorama: frammenti dipinti di un paesaggio.
Un paesaggio che pur dividendosi in un certo numero di tessere, ha la caratteristica di mantenere sempre una medesima linea d’orizzonte.
Grazie a questa particolare caratteristica, ogni carta-tessera, ottenute ritagliando segmenti verticali di ugual misura da un’unica tela, può essere disposta avanti o indietro sulla stessa linea e dare vita, di volta in volta, a una ricostruzione diversa e perfettamente armonica dell’intero paesaggio dipinto, o anche soltanto di una sua porzione.
Quante versioni esistono della stessa storia?
Se prendiamo il mazzo di Miriorama disegnato nel 1824 dall’illustratore scozzese John Heaviside Clark (il primo mazzo di Miriorama disponibile in Gran Bretagna) ci sono 16 tessere in totale: 8 includono la presenza di personaggi e 8 no.
L’annuncio di vendita delle carte voluto dall’editore Samuel Leigh, dichiarava orgogliosamente che con sole 16 tessere il giocatore avrebbe potuto creare 20.922.789.999.000 combinazioni diverse di scene.
Io e la matematica abitiamo galassie opposte e lontanissime quindi nemmeno ci provo a fare il calcolo per verificare l’attendibilità dell’annuncio di Leigh. Mi lascio però irretire dalla dichiarazione e la cosa mi fa letteralmente sobbalzare dalla sedia.
Immediatamente immagino la mia vita, la nostra vita, proprio come un’opera dipinta seguendo la linea dell’orizzonte disegnata dal daimon.
Un’opera completa frammentata in 16 tessere:
• un paio di talenti
• un paio di idee
• quattro conoscenze in croce
• quattro buoni compagni di viaggio
• due consigli utili
• un colpo di fortuna
• un solo strumento fondamentale
Ecco, se tutti avessimo anche soltanto 16 tessere a disposizione per combinare qualcosa nella vita, avremmo in mano 20.922.789.999.000 possibili abbinamenti armonici e unici per manifestare il disegno del nostro daimon.
Nel dubbio, sposta una tessera
Nel dubbio, o nella mancanza di idee per scrivere, Pullman pesca, sposta o toglie dalla stesa una carta Miriorama.
A me pare uno splendido suggerimento anche per la miriade di frammenti che compongono quell’opera d’arte che è la nostra storia: quando lo scenario ha esaurito il suo potere ispirazionale possiamo sempre provare a pescare una nuova tessera dal mazzo, a spostarne un’altra avanti o indietro, a sostituirne una terza, e infine a osservare come cambia la storia.
Volendo allenarmi a creare tutte le 20.922.789.999.000 possibilità possibili, ma non potendo approfittare dell’edizione prodotta da Pomegranate (è fuori catalogo, sig! ?), mi sono stampata il mio mazzo di Miriorama home made (grazie Wikipedia!).
Se anche tu vuoi fare lo stesso, puoi scaricare il file ottimizzato per la stampa che trovi nella Clique degli autori.